domenica 15 aprile 2012

Indottrinamento scolastico


Morpheus: “Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti. Tu sai di cosa sto parlando... “

Neo: “Di Matrix.”

Morpheus: “Ti interessa sapere di che si tratta, che cos'è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità.”

Il film “Matrix” mostra un mondo virtuale creato dai computer per imprigionare le persone. La parola “matrix” viene associata infatti a dei computer. Ma come ci chiarisce l'ultima parte del discorso (“E' il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità”) “matrix” non è un sistema di computer, ma è una “percezione” del mondo. Ognuno di noi percepisce gli eventi che lo circondano in maniera differente, è per questo che ad una persona può piacere qualcosa che ad un altra non piace. La differente percezione del mondo crea le diversità nelle culture e rende vero il detto “il mondo è bello perché è vario”. Così ognuno di noi si crea nella sua mente una sua propria visione del mondo che purtroppo può essere distorta ed uniformata nella massa.
Con le religioni prima, l'istruzione scolastica dopo ed i media poi, è stata data una visione del mondo tale da renderci schiavi (con la globalizzazione si sta uniformando la percezione della società distruggendo intere culture ed imponendone una sola: quella capitalista). In questo articolo parleremo dell'istruzione scolastica, sottolineando però che anche le religioni sono una forma d'istruzione [particolarmente efficace per “istruire” persone “non colte”, basandosi su precetti ed indicazioni, che come sostengono gli intermediari (preti, rabbini, etc.) sono suggeriti direttamente dalla divinità].
Per poter discernere le menzogne dalla realtà l'essere umano è dotato di una caratteristica peculiare: l'intelligenza.
Cercando su un dizionario possiamo trovare la seguente definizione di “intelligenza”: “capacità di cogliere i nessi esistenti fra i vari momenti dell'esperienza – capacità di intendere, pensare, giudicare”. La suddetta intelligenza è una caratteristica fisica e, come tale, per essere sviluppata ha bisogno di esercizio costante. Come i muscoli si fortificano se sottoposti regolarmente ad esercizio, così le nostre capacità intellettuali si potenziano allenando la nostra mente. Oggigiorno però il potenziamento di questa caratteristica è stato notevolmente “limitato”. Molte persone infatti sono portate erroneamente a pensare che conseguire titoli di studio sia indice del raggiungimento di un buon livello d'intelligenza. In realtà, l'istruzione, nella maggior parte dei casi, non è volta a sviluppare l'intelligenza delle persone, bensì ad uniformare il modo di pensare di esse a vantaggio della classe dominante. L'attuale sistema d'insegnamento è basato sul superamento di check point (interrogazioni, esami, etc.). La capacità di sostenere tali esami è quasi esclusivamente supportata dalla capacità mnemonica dello studente. Così la Scuola spesso genera uomini “archivio” trasformando gli studenti in database di informazioni. Va sottolineato tra l'altro che non è possibile immagazzinare una così vasta mole di dati all'interno della nostra mente, e dopo poche settimane dal sostenimento dell'esame, lo studente dimenticherà buona parte di ciò che aveva appreso; quindi, che senso ha far sostenere ai giovani queste prove mnemoniche che arrecano ansia e angoscia senza arrecare alcun apprendimento di contenuti “pratici”? L'obiettivo di questo tipo di istruzione non è quello di elevare culturalmente lo studente, ma quello di far capire al suddetto soggetto che potrà proseguire solo se farà esattamente ciò che gli è stato “suggerito”.
Questo è un primo condizionamento: dobbiamo fare quello che ci dicono!
Questo schema di condizionamento permane anche dopo aver terminato la scuola, ottenendo così che le persone non pensino più, ma eseguono!
L'apice di questa “robotizzazione” delle persone si ha nelle forze dell'ordine e tra i militari. La maggior parte di queste persone sono state indottrinate e hanno perso il loro senso critico. Il loro compito non è infatti quello di pensare, ma di obbedire.
Kissinger ha definito i militari “animali ignoranti da utilizzare come pedine in politica estera”.

Come secondo condizionamento si ha l'incoraggiamento alla competizione invece della cooperazione. La competizione è spronata dalle valutazioni che gli alunni ricevono e dalla derisione di quelli che non ottengono buoni punteggi. Le insegnanti cominciano a dire ai loro studenti cosa DEVONO fare. La vita dei ragazzi diventa così una vita piena di doveri..devi fare i compiti, devi studiare, devi prendere la sufficienza...ma una vita di soli doveri non è una vita, è una schiavitù. Ecco perchè a nessun bambino piace andare a scuola (ve ne meravigliate?).

Inoltre il metodo scolastico riesce spesso a far detestare il piacere di “leggere”. La scuola dovrebbe essere invece un luogo di libertà dove gli studenti non hanno classi e materie prestabilite, ma possono scegliere quali temi approfondire in base ai loro interessi e attitudini.
La scuola dovrebbe essere un insieme di laboratori pratici tali da sollecitare la curiosità dei ragazzi e supportare la pratica con la teoria. In una scuola del genere gli studenti potrebbero scegliere di volta in volta a quale lezione assistere e formarsi come desiderano. In un ambiente di questo tipo ci potrebbe essere qualcuno che trova passione per la chimica e letteratura, e qualcun'altro che invece la trova nella fisica e nella matematica... Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a far niente, ma lo farebbe per puro piacere.
Quanti di noi hanno studiato integrali e derivate ed oggi non si ricordano più niente? E quanti hanno dovuto memorizzare le poesie di Alfieri o Petrarca ed oggi non si ricordano nemmeno il titolo delle suddette poesie? Il motivo per cui non le ricordiamo è perché non attiravano la nostra attenzione o non ci sono risultate “utili” nelle nostre attività quotidiane. Perché allora non terminare in anticipo il programma d'insegnamento o scegliere di approfondire un'altra disciplina? E' complesso provare ad immaginare una Scuola in cui non esiste un percorso prestabilito, forse perché diventerebbe impossibile “etichettare” le persone in base agli studi effettuati.
Facciamo un esempio: Una persona che finisce un Corso di Laurea in Medicina verrà considerata un medico. E in base a questa “etichetta” si presumerà che codesta persona sia a conoscenza di tutto ciò che c'è da sapere circa la salute; ci si aspetta anche che sia in grado di supportarci per eventuali disturbi/malattie, ma non necessariamente quella persona è in grado di aiutarci. Esiste una differenza enorme tra un dottore ed un altro, e non è certo il titolo di studio a rendere una persona “medico”. Se un medico ottiene scarsi risultati (e quindi non riesce a curare le persone) in base a cosa dovrebbe essere considerato tale? Che differenza c'è tra lui ed un meccanico?
I percorsi di studio già stabiliti impediscono alla civiltà di progredire facendo credere alle persone di essere completamente ferrati su un argomento e di conoscere al riguardo delle “verità assolute”. Tutto ciò che pensiamo di conoscere non è la realtà, ma una spiegazione che noi umani abbiamo dato della realtà. La stessa matematica, ritenuta la regina delle scienze, è frutto di una nostra invenzione (es. i numeri complessi, paradossi matematici che secondo la matematica stessa non dovrebbero esistere). Pertanto sarebbe opportuno smettere di obbligare i giovani a frequentare corsi “preconfezionati” di studio, ma dare loro l'opportunità di formarsi come meglio credono, aprendo i propri orizzonti e non limitandosi a conoscere soltanto un particolare settore.

“Un utile strumento per sviluppare le capacità intellettuali è praticare filosofia. Fate attenzioni non vi sto dando un consiglio, chi sono io per darvi consigli? No, non è un consiglio, ma una condivisione di un pensiero. Come due pazienti ricoverati nella stessa stanza, penso ad alta voce e condivido i farmaci con i miei vicini.” (Seneca)

La filosofia pone domande e così facendo ci costringe a ragionare.
L'intelligenza è data all'uomo per dubitare. Il dubbio è all'origine della saggezza.

Claudio & Dania